Ali Oscure


ALI OSCURE


Avevano pensato di abbatterlo, ma l'unico arciere del gruppo non era stato in grado di trafiggerlo, quasi indovinasse sempre ed inevitabilmente la traiettoria della freccia.
Devon conduceva il cavallo con rilassatezza, non c'era alcuna fretta di arrivare. Sollev� pigramente lo sguardo, un gesto divenuto ormai automatico, e trov� quello che gi� sapeva di vedere. Il corvo compiva ampi archi nel cielo mattutino, le ali nere quasi immobili, esibendosi in lunghe planate tra le correnti. Ora volteggiava a diverse decine di piedi di quota, ma di tanto in tanto si avvicinava alle cime delle querce sui bordi del sentiero, pi� di rado, in realt�, da quando avevano scoccato il primo colpo.
<<Fai un altro tentativo, non appena si avvicina nuovamente>> disse a Medran Miracorta.
L'arciere si era guadagnato questo appellativo negli ultimi due giorni, ma si era sempre difeso insistendo su quanto non fosse l'arco la sua arma privilegiata. Era con la mazza che, sosteneva, non aveva uguali, tanto che una volta uccise con un solo poderoso colpo un gigante avventuratosi troppo a sud.
<<Non credo che far� differenza, mio lord, ma ci prover� ugualmente>> rispose senza troppa convinzione. Dietro di lui, il grasso ser Rowler esplose in una fragorosa risata.
"No, quel maledetto uccello continue�' a seguirci fino alla Barriera. Ma dobbiamo tentare ancora" riflett� Devon.
Aveva notato il messaggio la stessa mattina in cui il corvo li aveva raggiunti, ben arrotolato attorno ad una delle zampette. Tuttavia l'uccello era arrivato col buio, e nessuno poteva dire da quale direzione provenisse, quindi non sapevano se fosse in viaggio verso la Barriera o se piuttosto fosse stato inviato proprio dal Castello Nero. E nel tentativo di scoprirlo avevano gi� perduto diverse frecce, precipitate troppo in profondit� nella foresta perch� fosse stato possibile recuperarle.
Devon ripose lo sguardo sul terreno. Presto il bosco si sarebbe fatto pi� rado, le pianure e le colline del Dono di Brandon avrebbero preso il posto di querce e pini. Anche il corvo avrebbe dovuto riposare le ali di tanto in tanto, e forse lo avrebbero sorpreso durante una delle sue soste.
E cos� fu un paio di giorni pi� tardi. La campagna si estendeva a perdita d'occhio, la pianura apparentemente infinita nella purpurea luce del tramonto. A nord della strada, non pi� distante di un centinaio di passi, il pennuto osservava la comitiva appollaiato su un solitario ammasso di pietre. Medran fece scivolare rapidamente l'arco dalla schiena, e una nuova freccia apparve nella sua mano.
<<Niente dardi questa volta>> lo blocc� Devon.
Ser Rowler fece scattare il suo cavallo e gli si affianc�. Il destriero era poderoso, e doveva misurare quasi sei piedi al garrese, stim� Devon paragonandolo al proprio.
<<Potremmo usare una delle tende da campo come fosse una rete>> il vocione di ser Rowler sovrastava senza alcuna difficolt� quello di qualsiasi altro, i baffi che pendevano raccolti in una castana cornice che vibrava ad ogni risata.
Devon osserv� il corvo che li fissava immobile. Per un fugace attimo, ebbe quasi l'impressione di scorgere un lampo di sfida in quegli occhi privi di intelligenza.
<<Potrebbe funzionare>> concluse smontando dalla sella.
Avvicinarsi al corvo non fu affatto semplice, perch� su quel terreno reso ineguale da un fitto strato di ghiaia e sassi, centinaia di arbusti continuavano a spezzarsi scricchiolando ad ogni passo, rendendo impossibile cogliere l'uccello di sorpresa. Gli stivali pi� rumorosi erano quelli del massiccio Rowler, costretto a fermarsi quasi subito. Devon e Medran erano molto pi� snelli, e poterono avvicinarsi di qualche altro passo.
"Questo � davvero il corvo pi� scuro che abbia mai visto" si trov� a pensare, osservando quanto poco si intravvedessero i dettagli delle piume, persi in una macchia nera come la notte.
<<Al mio tre>> sugger� Devon.
Miracorta flett� le ginocchia, caricandole in attesa del salto.
<<Uno...>>
Devon trascin� in avanti il piede sinistro, adagiandolo in un piccolo dosso. Si garant� un migliore equilibrio portando un p� pi� avanti le spalle.
<<Due...>>
Ser Rowler, dietro di loro, inspir� rumorosamente, e trattenne il fiato.
<<Tre!>>
L'ampio telo verde si sollev� rapidamente in volo e con altrettanta velocit� complet� la parabola, ma quando raggiunse la roccia, del corvo non c'era pi� traccia. Il movimento dell'uccello doveva essere stato fulmineo.
<<E' pi� sveglio di noi quel pennuto!>> ser Rowler rise scompostamente indicando verso il cielo.
<<Maledizione!>> imprec� Devon sollevando lo sguardo. L'animale era gi� alto nella volta incendiata. Gracchi� pi� volte e con energia, riverberi ed echi ne trasformarono il suono in un corno da battaglia.
Devon avrebbe voluto urlare, maledirlo. Doveva sapere cosa conteneva quel messaggio, doveva sapere se era importante, doveva sconfiggere quel dannato corvo! Ma non fece nulla, recuper� la tenda e dopo averla arrotolata la fiss� con cinghie di cuoio alla sella.

Le ombre stavano allungandosi come se gareggiassero per raggiungere l'orizzonte.
<<Proseguiamo fino a quando il sentiero � illuminato, poi ci accampiamo per la notte>> decise.
L'esca prese fuoco al primo colpo quando la scintilla la raggiunse. Devon aliment� la fiamma e si assicur� di avere legna a sufficienza. Anche se era estate, al nord le notti potevano diventare piuttosto rigide.
"E lo saranno ancora di pi� una volta raggiunta la Barriera".
Il calore del fuoco gli procurava una piacevole sensazione di tranquillit�, ogni fiamma pareva una danzatrice che si librava nell'aria fredda della sera. Ser Rowler e Medran affilavano le spade sfregando la cote con velocit� differenti e a Devon l'alternanza dei metallici sibili evocava antichi canti di guerra.
<<Beety sar� a dormire ora>> disse Medran.
<<Chi � Beety?>> Devon fiss� Miracorta attraverso le vibranti lingue di fuoco.
Il giovane Guardiano della Notte si accomod� meglio sulla coperta.
<<Quando vivevo a Dorne mia nonna mi raccontava spesso la leggenda di Beety. Centinaia di anni fa era impossibile inviare messaggi, i corvi erano stati tutti uccisi dai draghi, o erano troppo spaventati, o non c'era chi li sapesse inviare, perch� il prezzo richiesto dalla guerra era ovunque stato altissimo>>
Le ombre scivolavano sinuose sul volto del giovane, disegnandone la forma. Dopo aver addentato una fetta di coniglio, prosegu�.
<<Allora comparve dal nulla questo corvo, perfettamente addestrato, temerario al punto da volare nello stesso cielo dei draghi, sfuggendo all'ultimo alle loro zanne. La prima volta che fu visto, il suo nome era stato vergato sulla pergamena che portava legata alla zampa. Da quel momento sorvol� tutti i sette regni instancabilmente, viaggiando pi� a lungo e pi� velocemente di qualsiasi altro uccello, fino a quando, infine, l'ultimo viaggio lo comp� per recare notizia della vittoria>>
Il frinire dei grilli risuon� ingombrante nell'aria muta della pianura. Devon si guard� intorno: con una luna cos� luminosa avrebbero anche potuto viaggiare di notte, ma non c'era fretta.
<<Magari il nostro corvo � proprio Beety!>> ser Rowler fece uno strano sorriso mentre lo disse.
Medran scosse la testa <<Ne dubito, perch� quello della storia era uno degli uccelli della Cittadella, bianco come la neve.>>
L'alba li salut� con un clima meno freddo di quanto avessero temuto. Si erano alzati presto per preparare la colazione, ma il corvo era gi� alto nel cielo che li aspettava.
"Dovremmo essere in vista della Barriera entro sera" pens� Devon, riconoscendo in lontananza la pallida sagoma di una cima innevata.
Dalla pentola si sprigion� una tempesta di profumi quando il denso tuorlo dell'uovo si adagi� sulla superficie rovente, mentre esili dita di fumo opaco salivano al cielo in leggere volute bianche.
<<Quanto tempo � trascorso da quando hai fatto il tuo giuramento?>> domando' a Medran.
<<Due anni, mio signore>>.
<<Dunque non hai ancora provato il morso del gelo del nord. L'inverno nella Foresta stregata fa apparire mite qualsiasi clima di Dorne.>>
Ser Rowler vers� dell'acqua sulla fiamma.
<<Anche a Grande Inverno abbiamo notti in cui il sangue stesso sembra trasformarsi in ghiaccio, e l'aria nei polmoni pare trafiggerti con centinaia di aghi acuminati>> disse con voce pi� bassa del solito.
<<Eppure, quando ti trovi nelle gole delle montagne oltre la Barriera, sui passi tra i picchi dei ghiacciai, allora esiti persino a respirare, nel timore che la prossima boccata d'aria ti uccida, e parlare e ridere diventa una danza coi coltelli, un gioco di morte.>>
Devon sapeva che il grosso cavaliere aveva preso parte gi� pi� di una volta in missioni insieme ai Guardiani della Notte, quando il lord comandante pregava i signori del nord di aiutarlo in momenti di imminente pericolo.
Non sembrava per� essere questo il caso. La staffetta lo aveva raggiunto pochi giorni prima al castello, ma il messaggio che Medran gli aveva mostrato non aveva affatto toni di urgenza. Il lord comandante al Castello Nero aveva ricevuto alcuni rapporti anomali dai ranger che perlustravano le regioni pi� remote del nord, e aveva invitato Devon a fargli visita per discuterne. Non vi erano altri dettagli nella missiva, e il giovane confratello in nero si era dichiarato completamente all'oscuro della faccenda.
"Forse quel maledetto uccello potrebbe fare un p� di luce" riflett�, obbligandosi a non levare gli occhi al cielo. Per una volta, avrebbe finto che non esistesse affatto.
In quel tratto la Strada del Re proseguiva dritta e la campagna attorno a loro era spoglia, ma alcuni campi coltivati si affacciavano alla vista di tanto in tanto.
<<Saremo a Citt� della Talpa in un paio di ore>> constat� Medran.
Pi� che una vera citt�, si trattava di un villaggio, poche abitazioni disposte in maniera irregolare attorno ad una modesta taverna. Non molta gente attraversava questa regione, priva di mercati e grandi centri abitati, ma tutti i viandanti e i commercianti diretti alla Barriera sostavano qui per la notte, un ultimo saluto dall'inebriante sapore del vino speziato e della birra prima di arrivare al confine dei Sette Regni. Soprattutto, per�, erano i Confratelli in nero a frequentare il posto, e per chi cercava una serata di svago con gli amici o la compagnia di una donna, Citt� della Talpa rappresentava senza dubbio un buon riparo.

Quando le prime strutture fecero la loro comparsa nel paesaggio brullo, il sole di mezzogiorno era gi� alto nel cielo. Ormai solo poche ore li separavano dall'immane cintura di ghiaia e ghiaccio.
<<Sono un p� ansioso di arrivare al Castello Nero, proseguiremo senza fermarci>> dichiar� Devon.
Sopra di loro, il corvo nero come la pece gracchi� quando un gruppetto di piccioni si sollev� da terra e gli si avvicin�. Gli uccelli compirono un disordinato arco attorno a lui e tornarono al suolo, dove si posarono pochi passi pi� avanti, ignorando i cavalli.
Fecero un altro tentativo di catturare l'uccello subito dopo aver attraversato il villaggio. Come al solito, la freccia fendette l'aria l� dove fino ad un attimo prima si trovava la preda, senza riuscire a colpirne le penne. Il corvo acquist� agilmente quota, e rimase fuori portata.
Devon ripens� alla leggenda di Beety.
"Solo che lui era bianco e tu nero. Porti notizie liete o nefaste?".
<<Siamo quasi arrivati, guardate!>> ser Rowler esib� tutti i suoi denti in un ampio sorriso.
Davanti a loro, quasi troppo lontana per poter essere distinta con nitidezza, una sottile striscia bianca percorreva l'orizzonte da parte a parte, dividendo il cielo dalla terra, il sud dal nord, i rassicuranti regni degli uomini dalle cupe lande dei giganti e degli Estranei. Dal centro si ergeva una colonna di fumo nero, una torre verticale nell'aria immota.
"Probabilmente bruciano gli alberi troppo vicini alla Barriera" ipotizz� Devon, sebbene sapesse che solitamente la legna ricavata veniva impiegata per la realizzazione di armi e impalcature, per l'arredamento e per gli edifici. I camini e i forni delle cucine non generavano tutto quel fumo neppure in pieno inverno.
"Una estate lunga e generosa, che ha portato troppa legna" concluse silenzioso.
Tuttavia qualcosa non andava. Il primo a rendersene conto fu Medran.
<<E' insolito non aver incontrato uomini in nero da Citta' della Talpa in poi>> sussurro'.
Ma era il fumo che pi� li inquietava, perch� per ogni passo che facevano verso nord quel serpente nero che si snodava fino in cielo assumeva sempre maggiori dimensioni e una consistenza pi� densa, pi� minacciosa. Non si trattava di piccoli fuochi per bruciare la legna, ora potevano vederlo con chiarezza. Davanti a loro cominciava a profilarsi il Castello Nero, come fosse adagiato al bianco muro di ghiaccio. E stava bruciando.
<<Maledizione!>> Devon diede di speroni e sotto la sella il cavallo scatt� in avanti. Gli altri imprecarono, ancora attoniti dallo spettacolo, e si lanciarono all'inseguimento.
Nulla sembrava salvarsi dalla voracit� delle fiamme. Alcune torrette erano gi� crollate, i frammenti giacevano sparpagliati su ci� che rimaneva dei cortili, e altre mura stavano cedendo l� dove l'avidit� del fuoco aggrediva con maggiore ferocia. Dalle finestre le lingue rosse salivano ai piani superiori, acquistando vigore dall'aria esterna, e ovunque il fuoco lambiva le strutture in legno generava altre dita di velenose esalazioni nere che salivano in alto. Il castello sembrava un'agonizzante creatura morente e urlante, la colonna di fumo una grottesca chioma di corvini capelli agitati. L'aria vibrava tutt'intorno di calore e del frastuono della pietra che si crepa, della legna che si flette, un rombo continuo e assordante che straziava le orecchie. La cenere sospesa veniva trascinata in tutte le direzioni da turbini bollenti, riempiendo i polmoni e rendendo l'aria irrespirabile.

Sul terreno giacevano immobili dozzine di corpi, molti coperti da ripugnanti ustioni che li rendevano irriconoscibili. Non tutti per�.
"Chi pu� aver fatto questo?" si domand� Devon estraendo una primitiva freccia dal cranio di un cadavere. L'abito che indossava non pareva neanche pi� nero all'intensa luce rossa dell'incendio.
"Ormai non sei pi� un confratello, amico. Sembra che dei Guardiani della Notte tu non abbia pi� neanche la divisa" pens� con tristezza mentre la stoffa del mantello alternava sfumature gialle e rosse.
<<Sono stati i bruti!>> Medran non sembrava avere dubbi in proposito <<Quella � una delle loro frecce>>.
Il corvo nero sibil� davanti ai loro occhi a pochi passi dal terreno, e con energici colpi d'ala si rituff� nel cielo. Attorno al lui si intravvedeva una corona di punti neri. Corvi e avvoltoi sarebbero accorsi per cibarsi dei morti soltanto quando le fiamme fossero state domate perch� il timore del fuoco impediva loro di dare vita ora al pietoso banchetto. Eppure per il grosso corvo nero come la notte sembrava che non ci fosse alcun rogo, tanto che svolazzava tranquillo tra ci� che rimaneva delle antiche mura.
Ser Rowler si accovacci� vicino ad uno dei confratelli stesi a terra esanimi.
<<Questo lo conoscevo>> disse strofinandosi gli occhi, <<Li conoscevo quasi tutti>>.
Quando si alz�, nei suoi occhi c'era un'ombra che Devon non aveva mai visto prima.
<<Dobbiamo fare giustizia di questo scempio!>>
<<E la faremo>> rispose, "Ma come? Addentrandoci nella Foresta Stregata? Quello e' il loro regno, non sar� facile stanarli".
<<Medran, cerca i superstiti e dai loro soccorso. Io e ser Rowlar torniamo a Grande Inverno. Saremo di nuovo qui con una numerosa guarnigione il pi� presto possibile, e vi prometto che i responsabili penderanno da un cappio entro il prossimo ciclo di luna!>>
<<Si, mio signore>>
E in quel momento accadde l'ultima cosa che si sarebbero mai immaginati. Il grosso corvo scuro scese tra di loro e si appoggi� sul terreno, guardandoli con quei suoi occhi neri e piatti.
Medran gli si avvicino' con cautela, senza movimenti bruschi, e l'animale lo lasci� fare. Quando Il giovane fu a un passo di distanza distese le braccia e lo affrerr� saldamente, ma neanche allora il pennuto evit� la presa.
<<Porgimi il messaggio>> ordin� Devon.
Medran ubbid�.
La pergamena era piccola e ben arrotolata, Quando fu completamente dispiegata, Devon inizi� a leggere in silenzio, gli occhi che seguivano ogni singola riga della missiva. Non gli ci volle molto.
<<Avevi ragione Medran,>> disse infine, <<i bruti sono calati dalle montagne, in gran numero e con molta fretta. Maestro Lorrin non sapeva per quale motivo, ma hanno avuto davvero poco preavviso. Devono averli attaccati da sud, per�, altrimenti i confratelli sulla Barriera ne avrebbero avuto facilmente ragione e il loro numero non sarebbe contato nulla.>>
Ser Rowler non parl�.
A Devon torn� ancora alla mente la leggenda del corvo bianco Beety, il cui ultimo messaggio fu di vittoria.
"Il nero appartiene al lutto, alle tenebre e all'Inverno"
<<Ali oscure, oscure parole>>.