Prologo

PROLOGO


<<Scommetto dieci Lame d’oro che tutta l’acqua del cielo ci piomber� sulla testa prima del tramonto!>>
La voce di Nosh non suonava pi� lamentosa del solito. Derrion Quott rilass� le briglie e sollev� istintivamente lo sguardo. Mentre il sole si apprestava a terminare la sua lenta corsa dietro le montagne, le nuvole avevano ripreso ad inspessirsi nel cielo grigio. A ovest, l� dove originava il maltempo, la cupa coltre era tanto densa da apparire nera, uno scuro sipario sospeso sull’orizzonte, e l’umidit� stava sensibilmente crescendo di ora in ora. Sarebbe certamente scoppiato un nuovo temporale.
<<Allora sar� molto meglio affrettarci,>> disse rivolgendo lo sguardo sul sentiero, <<la pista � recente e non vorrei ritrovarmi con le tracce cancellate dalla pioggia.>>
Risalendo lungo il profilo delle colline, il sentiero si sviluppava quasi rettilineo affiancato da due mura di pini e da un rigoglioso sottobosco ricco di muschi e fiori dai colori accesi. L’aria vibrava dei suoni prodotti dal vento magico Katienne mentre questo sibilava tra i rami pi� alti. Il maltempo non aveva privato il bosco del suo profumo di primavera.
Nosh Lime fece scattare il cavallo in avanti e si accost� a Derrion. Entrambi vestivano la divisa blu scuro e verde di Saagard e sotto la cappa, a proteggerli, indossavano una robusta cotta di cuoio. Sul mantello, verde anch’esso, grande e ben visibile era ricamato l’antico emblema dei Fry: un ulivo nero in campo azzurro.
<<Pensi ancora che sia stata una buona idea essercelo portato dietro?>> bisbigli� facendo un cenno all’indietro con la testa. Il biondo ragazzino che li seguiva a pochi passi di distanza dimostrava al massimo dieci anni ed era abbigliato in maniera analoga. Nessun ulivo tuttavia ne ornava il mantello, ed una casacca di cotone nera copriva la leggera cotta di cuoio. I capelli tagliati corti incorniciavano un viso ovale, snello quanto la sua corporatura, evidentemente non inclinde alla pinguedine.
<<Non � stata mia, l’idea>> rispose Derrion.
Durante le prime miglia di viaggio il giovane aveva fatto sfoggio della propria istruzione equina, mostrando loro di saper perfettamente portare un cavallo, ma dodici ore di marcia e digiuno lo avevano ormai curvato, indolenzito, gesti e movimenti erano divenuti nervosi ed imprecisi.

Quella che ci aspetta non � una parata, piccolo. Tieni la schiena diritta ma rilassa i muscoli.” gli aveva suggerito Derrion poco prima di partire. Ma ormai era tardi, ed anche il suo giovane puledro castano, gi� pesantemente sfavorito dal passo inferiore, iniziava a rallentare loro la marcia.
D’altronde non gli era stata data molta scelta: il piccolo Alain Hooder era il filglio minore degli Hooder di Torre dei Fiori e sarebbe stato ospite per tutta l’estate presso lo zio, lord Fry di Saagard. Questi aveva deciso che il giovane andava svezzato, e che finalmente era giuta l’occasione pi� propizia.

Mi raccomando, Derrion”, aveva annunciato con il suo caratteristico tono melodrammatico, “lord Saves Hooder mi ha affidato il piccolo Alain con l’obbiettivo di rafforzarlo nel corpo e nel carattere. Che questa missione possa essere per lui tanto fruttuosa quanto confido lo sia per me!”.
Derrion per� sapeva che non era certo questa la vera ragione della sua permanenza a Saagard. Molto probabilmente Torre dei Fiori desiderava tenere il piccolo rampollo il pi� possibile lontano dalla confusione che si era creata attorno agli Hooder, e dal momento che l’erede, il figlio maggiore ser Arnus, si trovava tuttora sul Continente, Alain poteva facilmente diventare un bersaglio comodo per chi avesse voluto indebolire la Picca dell’Ovest.
Tuttavia, Saagard non era affatto cos� lontana da Torre dei Fiori e lord Fry, in quanto alfiere degli Hooder, ne avrebbe senz’altro condiviso anche la sorte.
Nosh sput� per terra. <<Gi�, quell’idiota crede che questa sia una passeggiata>> disse con disprezzo, <<e magari lo sarebbe anche senza il piccolo lord. Prega che nessuna banda di balordi fiuti la preda e tenti un rapimento. In ogni caso, non mi assumo alcuna responsasbilit�!”.
Derrion rise: <<Forse dimentichi che sono il tuo comandante? Sar� la mia testa che reclameranno, non certo la tua.>>
<<Nel malaugurato caso che se la prendano berr� un bicchiere di vino anche per te, ma ti assicuro che non estrarr� la spada per rivendicare il tuo posto.>>
Tese le briglie e l’andatura del cavallo rallent�. Spruzzi di acqua scura e melma schizzarono l� dove gli zoccoli affondavano con pi� forza nelle pozzanghere, increspando i riflessi simili a frammenti di cielo. A giudicare dall’umidit� del terreno, in quel luogo la pioggia doveva aver cessato da poco.
<<Molto bene, qu� le impronte sono pi� profonde.>> osserv� Derrion scrutando il terreno molliccio, <<Non credo di sbagliarmi dicendo che siamo a meno di un’ora di marcia da loro. E sembra che la distanza si stia gradualmente riducendo.>>
Dietro di loro Alain emise un nuovo, potente starnuto e si ripul� frettolosamente il naso con la manica della giacchetta. Aveva iniziato poco dopo aver lasciato il deserto, e da allora non aveva pi� smesso.
Nosh si volt� verso di lui.
<< Se avessimo saputo prima della tua gracile costituzione ci saremmo fatti accompagnare da un Maestro d’Erbe!>> disse.
Il giovane Alain stava mostrando un carattere forte, di questo si doveva dargliene atto. Era evidente quanto fosse stremato, eppure non aveva mai dato voce ad alcuna lamentela. "Coraggioso quanto il padre", pens� Derrion. Da lord Hooder il giovane aveva certamente ereditato i forti tratti somatici: il naso dritto e sottile, il mento affilato e l’ampia arcata delle sopracilia erano quelle degli Hooder. Anche la lady di Saagard, Melia Hooder, condivideva alcune di queste caratteristiche. Derrion aveva notato la somiglianza gi� al loro primo incontro, e si domand� distrattamente se anche il carattere fosse quello del padre, o se al contrario in ci� assomigliasse alla madre.

Sarebbe interessante conoscere ser Arnus” pens�, cercando di immaginare quanto simili potessero essere due fratelli nati a dieci anni di distanza.
Anche il sottile spicchio di sole aveva abbandonato la volta e ad illuminare il sentiero ora non restavano che pallide nubi, schiarite dagli ultimi raggi radenti dell’astro. Una volta che le tenebre fossero calate non avrebbe avuto neppure il conforto della luminescenza lunare, ben nascosta al di sopra del maltempo. Tra meno di mezz’ora avrebbero dovuto affidarsi alle torce.
<<Dove porta questo sentiero?>> la voce di Alain era eccitata.
Nosh lanci� una occhiata a Derrion.
<<A Castel Sabbioso>> rispose.

Dove non abbiamo giurisdizione”, pens�, ma questo non lo disse.
Poche miglia li separavano dal confine. Una volta attraversatolo avrebbero dovuto agire con cautela, perch� i nobili non esprimevano molta comprensione verso armati di altre Regioni scoperti senza permesso sul proprio territorio. In passato questo era bastato per scatenare guerre. E le circostanze che si erano create nell'ultimo periodo non aiutavano in alcun modo.
Derrion gett� un’altra occhiata alle impronte. Ve ne erano molte, e di diversi tipi. Principalmente stivali, asini e cavalli, dei tanti mercanti che percorrevano quella via per raggiungere i mercati a Castel Sabbioso o sul Tunistlosh. Ogni tanto qualche bestia selvatica aveva attraversato il sentiero da parte a parte scomparendo poi tra gli alberi e lasciando solo qualche misera traccia di s� durante il passaggio. Derrion per� sapeva quali impronte seguire: otto paia di solchi ben visibili, quattro cavalli in tutto, avevano calpestato quel terreno nelle ore precedenti. Uno di loro aveva il cavaliere.
<<Il nostro amico procede lentamente, probabilmente non sa di essere seguito. Concediamo ai cavalli ancora qualche minuto di riposo e poi accelleriamo l’andatura.>> disse.

    Le ombre sfumate continuavano ad allungarsi sul terreno. L’aria aveva assunto una tinta dorata, spettrale. Presto la temperatura sarebbe improvvisamente calata, una volta che l’oscurit� si fosse fatta pi� piena. In alto le nubi formavano grandi ammassi scuri che parevano pioggia sospesa, ansiosa di tornare al suolo. Pi� che dalla pioggia, per�, Derrion era preoccupato dalla notte imminente: non avrebbero certo potuto trascorrerla a cavallo, la stanchezza avrebbe presto impedito loro di proseguire.
<<Mi domando come faccia...>> disse a nessuno in particolare.
<<Chi?>> domand� Nosh, drizzando la schiena.
<<Mi riferisco al ladro. Dovr� pure accamparsi per la notte. Non si � ancora fermato una volta dalla notte scorsa. Non corre, certo, ma in qualche modo riesce a starci sempre davanti.>>
<<Gi�, deve essere davvero molto abile e robusto. Probabilmente monta i cavalli a turno per garantirsi sempre una cavalcatura fresca.>> sugger� Nosh.
Derrion scosse la testa.
<<Guarda la forma dei ferri. Quelli di lord Fry sono sempre in coda. No, dovr� per forza sostare.>>
Josh rise: <<Allora dovr� congratularmi tanto con lui quanto con il suo mulo. Quanto a me, se non smonto in fretta da questa maledetta sella non camminer� pi� retto per il resto della mia vita.>>
<<Dovremmo incontrare un piccolo villaggio di boscaioli tra poche miglia. Se siamo fortunati lo troveremo l�.>>
<<Se anche cos� non fosse, due monete per un pasto caldo e un letto le ho qui con me, e non riesco ad immaginare modo migliore per spenderle.>> disse Nosh.
A qulche centinaio di passi, due figure stavano camminando nella loro direzione con andatura affrettata. L'abbigliamento li qualificava come boscaioli, o forse contadini. Non avevano incontrato molti viandanti lungo la strada nelle ultime ore perch� il maltempo spingeva i mercanti a intraprendere il viaggio alle prime luci dell'alba, quando il cielo si dimostrava pi� clemente. Derrion decise che poteva valere la pena interrogarli.
<<Buona sera, signori.>> esord�.
I due uomini si somigliavano abbastanza da poter essere parenti. Forse padre e figlio, giudic� il capitano osservandone la differenza di et�. Parevano un po' sospettosi.
<<Ci domandavamo se aveste incrociato un uomo a cavallo nelle ultime ore. Un uomo non molto alto, esile, con un mantello rosso e il volto coperto da un cappuccio. Porta con se altri tre cavalli, oltre al proprio.>>
Il pi� anziano dei due parl� per primo:
<<Non abbiamo incontrato nessuno che corrisponda alla tua decrizione. Siamo spiacenti, ser.>>
Nosh si rivolse a Derrion:<<Non mi aspettavo nulla di diverso, Derr. Con tutti questi alberi non avr� avuto certo difficolt� a nascondersi.>>
Effettivamente, almeno fino a quando non fosse entrato nel territorio di Castel Sabbioso, avrebbe sicuramente tentato di dare nell'occhio il meno possibile. Tuttavia il confine era molto vicino, e forse si sarebbe fatto meno cauto una volta attraversatolo.
Derrion stava per congedarsi, quando il giovane viandante disse:
<<E' giusto che voi sappiate che potreste non essere bene accolti una volta entrati nel territorio di lord Mallihat.>>
Nosh invit� il ragazzo a proseguire, ma fu l'altro a parlare.
<<Veniamo ora dal villaggio che sorge pi� avanti sulla strada. Vi si sentono voci riguardo al prossimo arrivo dell'Esercito Insulare, e pare che il pericoloso criminale a cui stanno dando la caccia li preceda tra questi boschi.>>
L'uomo affond� uno sguardo preoccupato tra i fitti tronchi ai lati della strada, poi prosegu�:
<<Dopo quanto � accaduto al Patto lord Mallihat non si fida pi� dei nobili, convinto com'� che qualche grande casa ne sia responsabile e miri a indebolire re Jaquar. Ha persino ordinato che i suoi lord alfieri inviino presso di lui un membro della famiglia quale ostaggio per scorggiare possibili tradimenti. Per tutti i suoi uomini c'� l'ordine di arrestare qualunque soldato che non sia sul suo libro paga e che venga avvistato nel territorio di Castel Sabbioso senza permesso. Per quanto riguarda me e mio figlio, ci affrettiamo a tornare a casa nostra.>>
I due uomini salutarono e ripresero la loro strada, affrettando il passo.
Nosh e Derrion si guardarono negli occhi. L'arrivo dell'Esercito Insulare poteva soltanto complicare le cose, dal momento che aveva giurisdizione ovunque sull'Isola.
<<Non credo di voler essere nel territorio di Castel Sabbioso all'arrivo degli uomini di Jaquar.>> disse Derrion.
Con voce tremula, visibilmente turbato dal racconto dell'uomo, il giovane Alain disse:
<<Perch� non ci facciamo aiutare dall'esercito del re?>>
<<Se l'Insulare si sposta, >>disse Nosh,<<� certo che ci sono guai pi� importanti di tre somari da recuperare.>>
<<E dal momento che non ha bisogno di permessi speciali per muoversi, preferisco non immaginare come reagir� lord Mallihat quando se li trover� tra i piedi.>> aggiunse Derrion. Il lord di Castel Sabbioso era gi� noto per la propria insofferenza. Si diceva spesso tra il popolino che fosse tanto solitario quanto era fedele al re, e poich� la sua lady altri non era che la sorella di Jaquar, doveva trattarsi di un individuo molto solitario.
Nosh speron� il proprio cavallo e scatt� in avanti, rimettendosi in marcia.
<<Qual'� la punizione prevista per il mancato recupero dei cavalli? Sto valutando la possibilit� di riportare questo sedere schiacciato a Saagard.>> disse Nosh.
<<Mmm, fammi pensare...>>, Derrion si gratt� il mento, simulando concentrazione, <<per la sola disobbedienza potresti cavartela con l'impiccagione.>>
Nosh rise: <<Affare fatto, dunque, purch� possa averti al mio fianco!>>
<<Ci sar�. Anzi, io stesso aprir� la botola, se cos� preferisci!>> rispose l'amico, a tono.

    Ormai l'oscurit� era completa. Le torce e la paglia avevano assorbito molta umidit� e ci vollero diversi tentativi prima che l'esca prendesse fuoco. Quando le fiamme si librarono nell'aria, torcendosi e vibrando come stendardi di seta in cima ai pennoni, illuminarono una ampia radura circolare. Ai lati della strada un messaggio di benvenuto scolpito nel legno avvertiva dell'ingresso nel territoro di Castel Sabbioso, ma il muschio e gli anni avevano ricoperto parte della scritta, rendendola di fatto quasi illeggibile.
<<Non c'� molto calore...>> osserv� Alain accennando a quell'accoglienza. Uno starnuto termin� prematuramente la frase.
La prima goccia di pioggia colp� Derrion sul polso.
<<”Ed ecco, infine, il disperato pianto di Ky”>> disse Nosh, citando una antica poesia ispirata al libro sacro del Taurinnai.
L'acqua inizi� a cadere copiosa, gocce come chicchi di riso precipitavano fortemente inclinate a causa di Katienne. Derrion si protesse gli occhi facendosi scudo con la mano sinistra.
Gli alberi avrebbero potuto fornire un solido riparo, quindi i tre si incolonnarono sul margine sinistro del sentiero, procedendo quanto pi� possibile in prossimit� dei tronchi. Le ampie chiome degli abeti parevano possenti torri poste a protezione dei reconditi segreti della foresta. Sotto le zampe dei cavalli, il sottobosco aveva perso qualsiasi colore.
<<Suggerisco di affrettarci verso il villaggio. Dopo esserci rifocillati ed asciugati decideremo come proseguire. Se saremo fortunati lo troveremo li.>> disse Derrion.
<<O per lo meno potremo interrogare qualcuno.>> aggiunse Nosh.
Derrion si accigli�.
<<Ricordiamoci comunque di prestare molta attenzione. Sar� meglio nascondere gli emblemi prima di farci vedere.>> “Ovviamente, a patto che l'oscurit� nasconda i colori dei nostri abiti”.
Nosh e il giovane Alain annuirono. Le cappe, se indossate al rovescio, erano di un castano scuro, quasi nero alla luce rossa delle torce, e se strette sul petto avrebbero celato l'armatura. Derrion e Nosh lo avevano gi� fatto in passato: per nascondere le spade indossavano il cinturone a tracolla ben aderente alla schiena, cos� che il mantello le avrebbe rese pi� difficili da individuare. Al limite, comunque, appesi alle selle si trovavano anche i semplici pugnali che avrebbero attirato meno l'attenzione.
A sinistra gli alberi terminarono improvvisamente lasciando il posto ad una scarpata. Il sentiero procedeva diritto per alcune centinaia di metri, poi percorreva un'ampia curva che lentamente calava verso il fondo della valle. L� luci brillavano nell'oscurit�.
<<Ecco il villaggio.>> osserv� Nosh. <<Avrei anche alcuni bisogni impellenti da soddisfare.>> aggiunse, ben sapendo che il dettaglio non interessava nessuno.

    Fu Alain che lo scorse per primo. Era vestito completamente di nero e se non fosse stato per le luci delle abitazioni che per un breve istante ne evidenziarono la sagoma, probabilmente nessuno se ne sarebbe accorto. Subito dopo lo videro anche Derrion e Nosh. Il cavaliere ed il suo cavallo erano immobili pi� avanti sul sentiero, appena oltre la curva, incuranti della pioggia che con violenza sferzava il tetro paesaggio. L'uomo non pareva averli notati.
<<Fermi!>> ordin� Derrion, la voce un soffio appena percettibile.
<<E' lui?>> domand� Alain.

E' lui” pens� il capitano, ma nessuno rispose. Anche Nosh lo riconobbe, anche lui si trovava sulle mura quand� venne dato l'allarme. Dei cavalli di lord Fry, per�, non c'era traccia.
Per un istante, non ci furono altri rumori che quelli delle gocce che urtavano il pietrisco del sentiero, e di rigagnoli d'acqua che rapidi scorrevano qua e l�. Poi il cavallo nero fece un primo passo, seguito da un'altro.
Con un gesto secco, Derrion costrinse il proprio destriero a muoversi verso la vegetazione sulla destra. Il suono costante della pioggia battente avrebbe coperto i rumori dei loro zoccoli, ma dovevano stare attenti a cavalcare tra gli alberi: il terreno era diseguale e neanche i cavalli potevano vedere dove mettevano le zampe, senza luna n� torce. Se l'uomo si fosse voltato in quel momento avrebbe potuto vedere tre figure nere dietro di s�. Tre cavalieri a poche decine di metri che parevano seguirlo. Se si fosse voltato, probabilmente sarebbe fuggito, ma non si volt�.

Siamo stati molto fortunati, finora”.

    Un fulmine squarci� il cielo come una orrenda ferita verticale. Per un brevissimo istante tutta la volta ed il paesaggio sottostante vennero abbagliati con luce bianca, svelando possenti ammassi nuvolosi e maggiori dettagli del terreno pi� avanti. Se si fossero susseguiti abbastanza rapidamente, avrebbero potuto guidare i loro passi.
Davanti a loro, il cavaliere proseguiva con un'andatura decisamente pigra. Anche Alain ne fu sorpreso.
<<Non lo disturba la pioggia?>> domand�.
<<A lui decisamente no. A me invece non da pace!>> comment� Nosh, tentando inutilmente di asciugarsi le mani sulla stoffa fradicia dei pantaloni.
<<Teniamo gli occhi aperti, potrebbe anche essere una trappola.>> avvert� Derrion, senza per� crederlo davvero. Se anche il villaggio ospitasse la tana del ladro, sarebbe stato uno stolto a non sbarazzarsi degli inseguitori prima di rivelare loro dove fosse diretto.

Tuttavia nulla vieta che sia uno stolto” concluse con un po' di inquietudine.
Le luci erano ormai prossime. Non pi� di un dozzina di edifici alla buona formavano quel villaggio di taglialegna. Derrion ricord� di esserci passato gi� pi� di una volta in passato, non lo si poteva evitare se ci si dirigeva verso Castel Sabbioso, distante ormai meno di un'ora.
Poich� la maggior parte degli abitanti dimorava in umili casette sparse nel bosco circostante, attorno alla piazzetta si trovavano una locanda, un fabbro, un emporio e poco altro. Di tutti gli edifici, rigorosamente in legno, soltanto la locanda possedeva un secondo piano. Tetti spioventi garantivano il deflusso dell'acqua piovana, mentre un pozzo scavato al centro della piazza forniva acqua potabile agli abitanti.
Il capitano Quott manteneva gli occhi puntati fissi su quell'ombra scura, e sapeva che Nosh stava facendo altrettanto. Gli alberi si diradarono improvvisamente, lasciando il posto ad un'ampio spiazzo vagamente circolare. A terra, numerosi ceppi ricordavano di quando il bosco non era ancora stato violato.
<<Cos� scoperti dovremo procedere a piedi.>> la voce di Nosh si era fatta pi� seria.
I cavalli vennero legati ad uno degli ultimi tronchi, una sottile betulla dalla corteccia maculata, e nitrirono spaventati quando il primo, poderoso tuono esplose nel cielo rimbombando per tutta la valle.
Derrion si rivolse ad Alain:
<<Adesso ascoltami bene: fai esattamente quello che ti diciamo e rimani dietro di noi.>>
<<Lo far�.>> disse cercando di sembrare il pi� calmo possibile, ma la voce tradiva nervosismo.

Tremavo terrorizzato anch'io la prima volta che dovetti sfoderare la lama contro un nemico” ricord�.
Aggirarono il villaggio sulla sinistra, mantenendo gli edifici tra loro e la piazzetta. Ogni volta che si spostavano da una costruzione all'altra c'era sempre il rischio di essere individuati, ma l'oscurit� e la pioggia intensa giocavano a loro favore. A giudicare dall'odore intenso di sterco, la parete di assi orizzontali che li nascondeva apparteneva ad una stalla, ma non sembravano provenire rumori dall'interno. Molto probabilmente non avrebbero trovato l� dentro i loro cavalli.
A poche decine di passi di distanza l'uomo in nero scese dal cavallo, ma invece di legarne le briglie al porticato della locanda, ne colp� la coscia con un colpo secco e lo fece fuggire.

Che abbia intenzione di rubarne un'altro?”
Aperta la porta, l'uomo entr�. Per un attimo la piazzetta venne illuminata di una luce gialla, calda, quasi accogliente, e l'ombra del pozzo si allung� verso di loro. Suoni distanti ma allegri fuggirono liberi da quel sottile spiraglio fino a quando la porta, facendo cigolare i vecchi cardini, si richiuse alle sue spalle. Silenzio e oscurit� riempirono nuovamente l'aria tra gli edifici, lo spazio invaso solo dai bagliori nel cielo e dallo scroscio dell'acquazzone. Ogni tanto un tuono in lontananza brontolava solitario tra le nubi.
Derrion si assicur� brevemente di aver nascosto la propria provenienza quanto meglio poteva e con la mano cerc� l'impugnatura della spada sulla schiena: se fosse stato necessario avrebbe dovuto poterla estrarre rapidamente. Formul� una semplice preghiera e diede gli ordini al giovane Alain:
<<Ora io e Nosh entreremo. Tu tenta di trovare i due puledri di lord Fry, dopodich� monta la guardia qua fuori. Se noti la presenza di possibili compari o di gendarmi di lord Mallihat vieni ad avvertirci. Ma mi raccomando: sii prudente e se devi intervenire fallo in modo da non allarmare il nostro uomo.>>
Non servivano altre istruzioni, sebbene a quel punto a Derrion stava decisamente p� a cuore la vita del ragazzo che la cattura del furfante. Durante il viaggio lo aveva ripetuto pi� volte, “Se si dovesse arrivare allo scontro tieniti fuori. Se ti capitasse qualcosa di brutto passeremmo il resto della nostra vita come carcerieri a Demardiraehn”.

O a subirne le prepotenze da dietro le sbarre” aveva prontamente aggiunto Nosh.
L'ultima volta il ragazzo aveva risposto starnutendo.
Nel frattempo avevano coperto met� della distanza che li separava dalla locanda. Giunti al centro della piazzetta Derrion not� che l'acqua aveva quasi colmato il foro del pozzo. Da piccole fessure tra le pietre che ne componevano il muretto circolare fuoriuscivano sottili spruzzi di liquido rossastro, del colore dell'argilla. Per un istante, a Derrion parvero fiotti di sangue sgorganti da profonde ferite.
Mentre raggiungevano il porticato della locanda, al tick tick insistente e ripetitivo della pioggia si sostituiva lentamente il rumoroso vociare degli avventori. Note di arpa si confondevano con il cozzare di stoviglie di metallo e boccali di spesso vetro. Decine di stivali pestavano un vecchio pavimento di assi di quercia marcie che emettevano sordi scrichiolii ad ogni passo. Gli odori di cibo e fumo aumentavano di istante in istante riempiendo ogni anfratto.
Nosh si accost� ad una delle finestre che davano sulla facciata e tent� di dare una occhiata all'interno, ma anni di unto e polvere mai rimossi ne avevano reso il vetro praticamente opaco. Attendere ulteriormente non avrebbe cambiato la loro situazione, cap� Derrion, e cos� premette contro la porta e la spinse.
Gli odori che gli esplosero addosso lo fecero per un momento sobbalzare. Odori sgradevoli, di sudore e muffa, certo, ma anche di cibi appena cotti, di vino speziato e della legna che allegra ardeva nel caminetto in fondo alla sala. Il digiuno delle ultime ore si stava facendo sentire e Derrion sapeva che avrebbe potuto divorare qualsiasi cosa gli fosse stato offerto, per quanto lontano dalla pi� raffinata cucina di Saagard.

Perlomeno nelle portate destinate agli ufficiali” pens�.
Anche Nosh aveva varcato la soglia e gli si era fermato a fianco. La sala aveva una forma irregolare, a elle, con i due assi perpendicolari tra loro che si incontravano proprio all'ingresso. Il bancone si trovava alla loro destra, lungo la parete che terminava con una buia rampa di scale. Pochi individui gustavano vino e birra appoggiati al lungo cassone di legno dietro al quale un grasso oste con uno sguardo un po' tonto continuava a versare liquidi colorati in coppe dalle forme pi� varie. Il grosso dei clienti sedeva attorno a tavoli quadrati nell'ala sinistra della sala. Una dozzina di persone era impegnata a mangiare, bere o semplicemente chiacchierare con il vicino, avvolte nei densi fumi dell'olio e del tabacco di Nuova Speranza che permeavano l'aria ormai satura. L� dove le pareti interne delle due sale si univano sedeva un arpista, forse troppo ubriaco per cantare, ma non abbastanza per interrompere le sue orribili esecuzioni. In fondo alla sala, davanti al caminetto, una figura incapucciata sedeva silenziosa raccogliendo dal piatto quella che pareva essere una zuppa, il volto completamente in ombra.
<<Meglio non dare nell'occhio,>> sugger� Nosh, <<mi riscalderei volentieri le viscere con del vino.>>
Si accomodarono su due alti sgabelli presso il bancone. L'oste con la faccia da scemo, due occhi asimmetrici e sporgenti privi di intelligenza e un grosso naso a patata che sporgeva anch'esso eccesivamente dal viso, si avvicin�.
<<Cosa posso portarvi?>> domand� mentre con una pezza unta tentava inutilmente di rimuovere scure macchie dal ripiano.
<<Il vostro miglior vino, oste, speziato con cannella.>> rispose Nosh.
Derrion prese lo stesso.
<<Ricordi di quel vino di Capo del Sale? Ricordi quanto fosse delizioso?>> domand� Nosh all'amico sfoderando un poderoso sorriso.
Derrion lo ricordava bene, cos� come ne ricordava il prezzo. E da quando lo aveva assaggiato a Capo del Sale pi� di tre anni prima non aveva mai trovato bevanda pi� buona. N� aveva pi� potuto gustarne della stessa, essendo ben al di l� delle sue possibilit�.
<<Avrei potuto vendere tua sorella per una bottiglia di quel nettare straordinario.>> prosegu�.
<<Mi � andata bene, dunque, che non ho sorelle. E non indugiare troppo nei ricordi, o non riuscirai neppure ad ingoiare il primo sorso di ci� che ci porteranno!>>.
Ma tutto sommato, il vino che riempiva le loro coppe non era molto dissimile da quanto servito nelle taverne di Saagard o di qualsiasi altra bettola del nord ovest dell'Isola.
Intorno a loro il chiasso rendeva tutte le voci indistinte, i suoni privi di profondit�. Il loro uomo sedeva tranquillo in fondo alla sala, il cappuccio ancora in testa, e non pareva averli notati, ma dalla posa e dal fatto che non si fosse neppure levato il mantello sembrava fosse pronto alla fuga da un momento all'altro. Con l'ultimo sorso del vino Derrion immagin� il piccolo Alain, fuori alla pioggia e al freddo. “Dagli occasione di affrontare le proprie paure e sconfiggere le sue pi� intime debolezze!” gli aveva ordinato lord Fry, e cos� probabilmente stava facendo.

Se si arriva alla spada, non voglio avere il giovane Hooder in questa trappola per topi” pens�.
<<Con un po' di fortuna non ha complici all'interno, Derr.>> la voce di Nosh era appena udibile nel frastuono generale. Con un cenno invit� Derrion a guardare dietro le sue spalle. Poi prosegu�:
<<Quei due al tavolo sono mercanti di Nohrt. I Nohrtis si esibiscono soltanto in due attivit�: commercio e politica. Dicono che non gli serva altro neppure per fare figli.>>
Derrion accenn� una breve risata, pi� per alleviare la tensione che per divertimento dal momento che la battuta non gli era affato nuova. Con cautela gett� uno sguardo in direzione dei due uomini. Indossavano abiti appariscenti ma di scarsi gusto e fattura, tipico dei mercanti dell'ovest che ostentando la propria ricchezza svelavano cos� anche rozzezza e vanit�. In linea con il vestiario anche la sofiticata acconciatura ricca di treccie e ninnoli ed una barba elaborata che circondava i loro visi tondi e scuri. Ancor pi� che altri commercianti delle Nove Citt�, quei due mostravano totale trascuratezza dei dettagli. Derrion prefer� sorvolare sull'evidente diversit� tra i gialli di brache e soprabito in uno dei due uomini, segno che in origine i due capi appartenevano a diversi completi. Cos� come la cintura dell'altro, nonostante a prima vista sembrasse di una certa finezza, in realt� probabilmente non gli apparteneva neppure, perch� anzich� stringere in vita, pendeva sgraziatamente sulle cosce. Eppure il denaro non doveva mancare a chi, come loro, indossava preziosi anelli e collane di perle grosse come chicchi d'uva.
Nosh si accomod� meglio sullo sgabello e prosegu�:
<<Scommetto che quei tre al tavolo laggi� sono chierici di Ky.>>
Su questo dubbi proprio non ve ne potevano essere. Lunghe tuniche celesti e bianche con maniche a losanga, lordate dal fango e dalla pioggia, indossate senza particolare grazia da tre anziani magri come rami. Nessun inutile accessorio ne ornava dita e colli cos� come barba e capelli erano lasciati a se stessi. Probabilmente erano confratelli in pellegrinaggio, e le bende bianche attorno ai polsi, alle caviglie e alla vita suggerivano che fossero al termine del loro Viaggio dell'Abbandono. A tutti e tre i sacerdoti mancava soltanto una delle fasce, quella della Profezia, da portare cinta attorno alla testa.

    A parte mercanti e chierici, gli avventori restanti sembravano contadini o talialegna. Nessun riflesso d'acciaio, nessuno sguardo sospetto a svelare possibili complici. Prima di agire, rimaneva soltanto un'ultima cosa da fare.
<<Oste, ho bisogno di una informazione.>> disse Derrion. L'uomo doveva aver bevuto parecchio poich� l'alito, quando si avvicin�, puzzava di vino quanto una botte piena.
<<Devo sapere se l'uomo con il cappuccio davanti al camino frequenta abitualmente questo posto.>>
Lo sguardo dell'uomo non divenne pi� sveglio, ma quando disse “No” non c'era dubbio negli occhi n� esitazione nella voce.
Il primo ad alzarsi fu Derrion. Nosh lo imit� subito dopo, i movimenti rallentati per non allarmare nessuno dei presenti. Istintivamente la mano del capitano si spost� dietro la schiena e trov� la rassicurante lama della sua spada bastarda. Allent� il laccio con cui aveva legato l'elsa alla cintura, in modo che il corpo potesse scivolare fuori dal fodero rapidamente. Si lasciarono il primo tavolo sulla sinistra, mentre gli schiamazzi sembrarono quasi svanire. Dietro il cappuccio, il volto dell'uomo era ancora avvolto nell'ombra. Nessun'arma era visibile a terra o appesa alla cintola, ma pugnali e coltelli si potevano facilmente nascondere all'interno di qualsiasi abito. Accanto ai suoi piedi, una sacca di tela gonfia forse conteneva dell'altro bottino.
Nosh urt� una sedia facendo cigolare le assi del pavimento. Se anche gli uomini seduti al tavolo lo avevano notato, non lo degnarono di uno sguardo.

Non possiamo arrestarlo qui a Castel Sabbioso” riflett� Derrion, “ma possiamo se non altro recuperare i cavalli”.
Questo se non si fosse messo a correre, nel qual caso non avrebbero potuto fare nulla se non avvertire le autorit� locali per ottenere il permesso di effettuare qualche ricerca.
Attraverso la finestra le candele proiettavano un fascio luminoso rivelando un salice. Rami e foglie venivano scossi con violenza dal vento. Questo non era Katienne, ma se avesse seguito la progressione delle ultime settimane, presto avrebbe raggiunto una forza analoga e permanente.
<<Quei muli davvero valgono una crisi diplomatica?>> bisbigli� Nosh.
Fu l'ultima cosa che disse. L'uomo incapucciato sollev� una mano rivolgendo il palmo verso di loro, una mano esile, delicata, e parl�:
<<Fermi>> disse, la voce un sibilo appena udibile.
Dietro di loro il colpo secco della porta che si apr� fendette l'aria, e mezza dozzina di gendarmi armati che portavano il vessillo di lord Mallihat si riversarono nella sala. Le dita dell'arpista si congelarono in posizioni sospese, ed un profondo silenzio piomb� nella locanda. Fuori la pioggia continuava a precipitare copiosa. Un'ampia pozza d'acqua inizi� ad allargarsi sul pavimento quando gli stivali degli uomini pestando qua e l� rilasciarono tra le assi tutta la pioggia assorbita all'esterno.
<<Dubito di sbagliare se vi ritenessi un po' al di fuori dai vostri usuali tragitti, signori.>> la voce dell'uomo era tesa e tagliente. Doveva essere un giovane comandante del lord di Castel Sabbioso. Una corazza di cuoio borchiato ne proteggeva il torace sopra la casacca rossa, e una spada lunga pendeva minacciosa dalla cintura. Evidentemente, era preparato allo scontro. Cinque uomini altrettanto armati si disposero lungo un semicerchio bloccando l'uscita della locanda e l'accesso all'altra ala del locale. Con gesti esperti impedivano agli avventori di dileguarsi. Tutti portavano l'emblema dell'Occhio Vigile.
Nosh stava fissando Derrion con sguardo spaventato e sorpreso. Quott si accorse di avere la mano ancora chiusa attorno all'impugnatura della spada, dietro la schiena. Evidentemente doveva aver agito d'impulso quando lo schianto della porta lo aveva fatto sussultare, o forse subito prima, in seguito al gesto improvviso dell'uomo incapucciato. In ogni caso, decise che non era prudente impugnare un'arma, e si affrett� a lasciare la presa.
<<Il vostro imbarazzante tentativo di cammuffare una scomoda divisa potrebbe quantomeno apparire sospetto, e sappiate che lord Mallihat � molto sospettoso di questi tempi.>> l'ufficiale stava compiendo lenti passi nella loro direzione, ma si ferm� ad alcuni metri di distanza.
Fu Derrion a parlare per primo:
<<Chiedo perdono per la nostra presenza. Ti prego soltanto di lasciarmi spiegare l'urgenza che ci ha impedito di chiedere il permesso al tuo lord, nella speranza che questo possa in qualche modo riparare alla nostra insolenza.>>
Il comandante in rosso li squadr� dalla testa ai piedi, poi riprese a parlare.
<<Insolenza? Qua c'� ben di pi� in gioco, ser. Se il mio lord fosse stato avvertito della vostra presenza, ora giacereste a terra in compagnia dei ratti ed il vostro sangue lorderebbe queste assi marcie.>> Lo sguardo dimostrava la seriet� delle parole, ma non c'era compiacimento n� vanteria nella sua voce.
<<Fortuna vuole che Castel Sabbioso abbia ospiti importanti in questo momento, e faccende urgenti di cui occuparsi.>> Fece una pausa. <<Qual'�, di grazia, la ragione della vostra 'visita'?>>

Se ora il nostro uomo decidesse di fuggire, non potremmo fermarlo” ma Derrion sapeva di non poter fare altrimenti.
<<L'individuo dietro di me, con il cappuccio calato sugli occhi, ha rubato tre prezioso purosangue dalle stalle del mio signore Erlar Fry, lord di Saagard. Quei cavalli gli sono molto cari, donati da lord Saves Hooder in persona. Vanno recuperati ad ogni costo.>> le parole gli uscirono tutte d'un fiato.
L'espressione del comandante pareva ora vagamente divertita.
<<Preziosi davvero, questi animali, per rischiare tanto. Tuttavia qualcosa mi sfugge, altrimento mi attenderei ben pi� di due uomini per un incarico cos� delicato. Anzi, mi correggo: due uomini e un bambino.>>

Maledizione, hanno trovato Alain” ora la faccenda era seria. Che ne fossero gi� a conoscenza oppure no, avevano catturato il figlio di lord Hooder e questo non era un bene.
Qualcuno qui ha decisamente fatto male i conti” il pensiero andava immediatamente a lord Fry che aveva organizzato l'inseguimento, ma Derrion doveva ammettere di aver sottovalutato le implicazioni della loro incursione. E oramai era troppo tardi.
<<Lord Fry riteneva che due uomini soltanto non avrebbero fornito motivo di allarme per lord Mallihat.>>

Questo e il fatto che troppi dei nostri soldati sono in viaggio verso il Continente per conto del re” ma non lo disse per non svelare la carenza di cui soffriva Saagard.
<<Il vostro lord avrebbe avuto quasi ragione. Ma questo prima del furto. Ora gli amici strisciano tra le ombre rivelando artigli che neppure i pi� insidiosi tra i nemici hanno mai osato mostrare. Il mio signore non si fida pi� di nessuno, � diventato cauto.>>

E' diventato folle”, Derrion stava quasi per pronunciare parole pericolose.
<<In ogni caso,>> prosegu� il gendarme <<prima di mettervi agli arresti vi aiuteremo a recuperare i cavalli, dal momento che apparentemente si trovano sul nostro territorio.>>
Derrion non era certo di voler ringraziare.
<<Mostraci il volto.>> ordin� infine il comandante all'uomo incpaucciato.
Questo non sembrava essersi mai mosso e teneva le mani aperte con il palmo poggiato sulla superficie sporca del tavolo. Quando giunse l'ordine, sollev� entrambe le braccia e abbass� il cappuccio, liberando una lunga chioma castana che rilass� sulle spalle. Il volto era minuto e grazioso, un viso gentile, di donna.

Una donna?” Derrion guard� Nosh e lo vide con gli occhi spalancati, preso in un turbinio di pensieri. <<Ci siamo forse sbagliati?>> disse quasi destandosi da un sogno, ma in realt� era sicuro che non avevano commesso un errore.
Dietro di loro alcuni dei soldati di Castel Sabbioso scoppiarono in una fragorosa risata. Il comandante si limit� ad un atteggiamento pi� composto, lasciando trapelare dagli occhi il suo scherno.
Derrion li ignor� e fiss� la donna. Doveva avere circa una quarantina di anni, ma ben portati. L'espressione era forte, non tradiva alcun tipo di emozione, tantomeno paura.
<<Chi sei?>> domand� Quott.
Con voce ferma e limpida la donna parl�.
<<Oserete versare il vostro sangue domani?>>
I soldati si zittirono. Decine di occhi, compresi quelli degli avventori e dell'oste erano puntati verso quella strana donna vestita di cuoio.
<<Dovrete scegliere da che parte stare, non potrete tirarvi indietro. Presto a tutti voi verr� chiesto per chi estrarrete l'acciaio, e non potrete fare altro che trovare da voi stessi una risposta. Tacere sar� anch'essa una risposta, la risposta dei vili.>>.
Segu� un momento di silenzio, rotto dal comandante di Castel Sabbioso:
<<E tu, donna, hai gi� deciso? Per chi combatterai? Per re Jaquar? Per lord Vaenal presso le miniere? Oppure per le Isole del Nord?>>
C'era una nota di divertimento nella sua voce. Per un qualche motivo, sembrava che ora il comandante fosse rilassato, quasi non li considerasse pi� una minaccia per la Regione.

Con un po' di fortuna non vedremo le celle questa notte” pens� distrattamente Derrion.
La misteriosa ladra riprese a parlare:
<<A me � gi� stato chiesto, e la risposta l'ho gi� data, o non sarei qu� ora. Inizia il tempo delle domande, preparatevi a comprendere le risposte quando verranno date, o non sarete in grado di guadagnarvi il premio. Io me ne andr� all'alba.>>
Probabilmente, nessuno dei presenti aveva compreso nulla, e Derrion aveva la netta sensazione che il parlare criptico fosse voluto. Tutto sommato, quella specie di sfinge sembrava tutto fuorch� una ladra di cavalli. Dietro di loro si levarono alcuni commenti sommessi, e i soldati si muovevano con nervosismo producendo rumori metallici ogni volta che l'acciaio urtava l'acciaio.
<<Vi andrebbe di ascoltare una storia?>> domand� poi la donna, terminando con un sorso il sidro che restava nella coppa.
<<Una storia? Sei forse uscita di senno? Dove credi di essere, ad una farsa di guitti?>> domand� il comandante, ma sembrava pi� incuriosito che irritato.
<<Oh, non vi preoccupate, � solo l'inizio, il resto deve ancora essere scritto.>> un sorriso enigmatico le incresp� le guance.
Derrion osserv� Nosh, che ricambi� lo sguardo. Sembrava almeno tanto sorpreso e smarrito quanto lui.

Che sia una trappola?” si domand�. Il pensiero che una numerosa banda di fuorilegge stesse per assaltare la locanda allo scopo di liberare un loro membro si affacci� alla mente.
Eppure, Alain non � qui. Sicuramente altri uomini circondano la locanda sorvegliando l'intero villaggio”.
Il comandante fece un profondo respiro.
<<E sia. I miei uomini sono fradici e infreddoliti. Oste, porta del vino caldo e della birra. Non � una brutta serata per ascoltare una storia, nell'attesa che cessi la pioggia.>> disse infine. Poi si rivolse a Derrion e a Nosh <<Sempre che voi non abbiate da obbiettare, nel qual caso le prigioni di Castel Sabbioso sono a vostra disposizione.>>.
Dal canto suo, Derrion non aveva obbiezioni.
Quasi simutaneamente tutti i presenti afferrarono delle sedie e formarono un semicerchio attorno a loro, accomodandosi, compresi i mercanti e i chierici. Anche gli armigeri si rilassarono, e qualcuno arriv� addirittura a sedersi. Il comandante si avvicin� al camino, afferr� alcuni rami secchi dalla cassa accanto e li gett� nel fuoco, ravvivandone la fiamma. Poi sedette anche lui.
L'oste arriv� poco dopo con alcune bottiglie di birra e due caraffe di vino speziato bollente. Dell'altro vino sarebbe stato pronto a momenti.
Cal� un silenzio statico, innaturale. Soltanto la brace che scoppiettava liberando volute di fumo nero su per la canna fumaria, ed il vento e la pioggia fuori che proseguivano il loro concerto primaverile.
Il fal� gettava una luce calda e intensa nella sala, proiettava ombre sulle pareti che danzavano al ritmo di musica silente.
Seduta al suo vecchio tavolino di quercia, la donna sollev� la sacca che teneva sotto la sedia. Tre sfere delle dimensioni di un melone rotolarono tra le posate, silenziose. Parevano di vetro traslucido, e portavano impressi in profondit� i segni del tempo. Sembrava che all'interno vi fosse qualcosa, ma Derrion non avrebbe potuto dire cosa, n� che forma avesse. I tre chierici iniziarono a mormorare parole indistinguibili con eccitazione, forse in un'altra lingua.
Con gesti eleganti e sicuri, come un esercizio a lungo allenato, la donna prese le tre sfere e le fece scivolare da una mano all'altra. Il movimento acceller�, e le tre sfere ora roteavano, alternandosi tra le mani, sollevandosi e compiendo un ampio arco fino a ricadere verso il basso, dove una mano con presa sicura era sempre pronta a farle riprendere il giro.
<<Questo non � l'inizio, ma nemmeno � la fine. E' dove io vi riconsegno ci� che � vostro, affinch� possiate riconoscere ci� che sta per accadere..>> le parole le uscivano con la stessa grazia del movimento.
<<E' brava>> comment� Nosh con ammirazione.
Ma poi le sfere presero a ruotare pi� rapidamente. Si spostavano da una mano all'altra, e poi tornavano nella prima, mentre il movimento si perdeva tra gli attimi del tempo. Le tre sfere emisero un bagliore, colori diversi per le diverse sfere, bianco, blu e oro, e l'oggetto contenuto al loro interno si illumin� della stessa sfumatura. Vortici di luce esplosero nell'oscurit�, le ombre nella sala sembravano impazzire nel tentativo di inseguirne il movimento.
<<Non � bravura, � magia>> disse Derrion, allarmato.
Ormai le sfere erano indistinguibili nel loro percorso, un'unica scia di luce che vorticava sospesa sul tavolo. Fece appena in tempo a scorgere con la coda dell'occhio che i tre chierici si erano alzati e ripetevano senza sosta il Segno di Lasal.
Poi vi fu una nuova, sfolgorante esplosione di luce e le coscienze di tutti vennero risucchiate dal vortice incandescente, da quel disco dorato.

E il tempo sembr� essersi fermato.