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OLTRE LA BARRIERA

Protegge da secoli le terre degli uomini dalla Dimora del Male Antico, li protegge dalle belve affamate, i giganti pi� imponenti, e dai bruti senza leggi. Ma soprattutto li protegge dalla morte di ghiaccio, ostili creature che si nutrono di sangue e terrore. Per essi non sarebbero bastate picche e acciaio, soltanto seicento piedi di ghiaccio e solidit� le avrebbero tenute lontane da campi e villaggi. Una immensa cicatrice incantata che segna da est a ovest tutto il paesaggio, percorrendo il continente da costa a costa.
Eppure, la Barriera cela qualcosa di ancora pi� inquietante. L'ignoto. Quella pura parete cristallizzata � il confine che separa le terre conosciute da quelle sconosciute. Non importa quanto a nord ci si avventuri, anche l'uomo pi� sprovveduto ben presto scorge la splendente cintura, e subito inverte la marcia, sollevato che qualcosa lo abbia trattenuto dall'addentrarsi oltre nelle foreste del gelo. Questo � la Barriera: un rassicurante confine oltre al quale l'uomo comune non � costretto ad andare, neppure con lo sguardo della sua mente.
Dalla la sua sommit�, l'occhio pi� allenato pu� incontrare la maestosit� di un mondo tutto nuovo, con leggi proprie e misteriose, e sino alle cime innevate che svettano come stendardi all'orizzonte giungono sentieri saltuariamente percorsi da uomo e animale. Pi� a nord, sulle rocciose pareti delle montagne e tra i passi congelati, soltanto pochi temerari osano marcare con le proprie impronte l'altrimenti intonso manto di candida neve eterna. Ma il freddo pi� pericoloso arriva ancora oltre, dove insidiose spire di vento mortale sibilano nelle gole che come macabre ferite si aprono la strada tra pietra e ghiaccio. Nei dirupi dominano le creature della notte e dell'inverno, e anche le mappe pi� antiche svelano solo approssimativamente le forme di questo regno. I torrenti dalla superfice solida ed immobile giungono lenti e affaticati dal nord, da luoghi mai ammirati, cos� distanti e temuti che neanche i cantastorie pi� audaci osano fantasticarne l'aspetto. Nessuno mai si domanda cosa si trovi ancora pi� su, se davvero il freddo pu� diventare ancora pi� feroce, ancora pi� implacabile, tanto che persino il ghiaccio stesso ne perirebbe. Puro freddo, notte ed inverno perenni, questa immagine non riesce a prendere forma nella mente. Il nord vive con i suoi paesaggi segreti, e da ognuno di essi si pu� procedere ancora verso nord, e oltre ancora, senza fine.
Questa la ragione intima della Barriera, proteggere l'uomo dall'ignoto pi� atavico, fornire un vicino confine a cui limitare il proprio mondo. Al di la di essa, tutto semplicemente cessa di esistere.



IL FIUME NERO

La superficie era lattea e brillante, i tiepidi raggi di un sole allo zenith riverberavano la loro luce con pigrizia. L'immobile linea dell'orizzonte era appena visibile al di l� della densa foschia, e divideva bianco da bianco, quello del cielo coperto appena un p� meno vivace delle campagne innevate che si stendevano attorno. I rumori morivano tra i fiocchi che andavano ad accumularsi sul soffice manto. Come cadaveri, pochi alberi dal tronco nero levavano i secchi rami verso l'alto, sembravano quasi chierici invocanti l'arrivo della primavera. Avrebbero innalzato le loro preghiere ancora a lungo.
Si mosse qualcosa all'orizzonte, un punto indistinto al principio, un piccolo dettaglio insignificante reso sfocato dalla nebbia. Rapidamente si ingrandiva, nero come una goccia di inchiostro caduta per distrazione da un enorme calamaio e andata ad imbrattare la pergamena di pi� fine qualit�.
Centinaia di uomini e cavalieri si riversarono nella valle rumorosamente, con prepotenza, presto trasformando il manto nevoso in disgustosta fanghiglia scura, e frantumando la serenit� del luogo. Un simile torrente di bestie si stava avvicinando da ovest, con la stessa arrabbiata energia. Nuovi colori avrebbero tra breve arricchito il panorama: il rosso del sangue e il nero dei cadaveri.
E nuovi odori si sarebbero conquistati i propri spazi nell'aria immota. Il lezzo delle viscere avrebbe attirato numerose creature affamate in cerca di cibo.
Per anni le ossa si sarebbero spartite la terra con le pietre, mentre l'acciaio avrebbe reso il paesaggio ancora piu brillante, fino a quando la ruggine non avesse tramutato quei riflessi argentati in macchie ambrate, confondendosi con le foglie morte degli autunni futuri.
Questi i contributi che la guerra avrebbe donato.


IL PARCO DEGLI DEI

L'ombra stava coprendo tutto come un drappo di seta celeste. Mentre il sole completava il suo lento arco nel cielo, gli alberi proiettavano le loro forme allungate sul terreno umido. Di quei tronchi di antichissima memoria gli insetti sembravano percepirne la sacralit�, mantenendo un rispettoso silenzio con grande senso di anticipazione. Solo l'acqua che ruscellava nel torrente azzardava qualche placido brontolio, gli ultimi raggi di sole che si riflettaveno sulla sua superficie in brillanti arcobaleni. Attorno, l� dove ancora la luce raggiungeva il suolo, l'erba incolta aveva assunto tonalit� dorate, i profili erano sfumati come se osservati attraverso un sottile tessuto. Lungo le lame solari che penetravano le foglie volavano agitati infinitesimi grani di polvere. L'aria era immota, ubriaca degli odori della primavera. Pollini, resine e i frutti maturi che si affacciavano sui rami contribuivano a quella sinfonia di profumi, ognuno con la propria specifica melodia.
L'uomo in cerca degli dei levava sempre gli occhi al cielo, individuando nelle stelle il fine delle proprie preghiere. Non li, per�, dove lo sguardo superbo incontrava soltanto le folte chiome degli alberi che si chiudevano a cupola sulla radura. In quel luogo le preghiere dovevano essere rivolte alla terra e all'aria. Ma soprattutto al volto di legno.
Osservava quella meravigliosa visione da millenni. Il tempo stesso era trascorso davanti ai suoi occhi, e niente di quanto fatto dall'uomo era durato pi� di un battito d'ali. Tra le pieghe della corteccia emergevano lineamenti duri e severi, eterni, ma non privi di compassione per il dramma dell'animo. Davanti a quegli occhi purpurei si erano chinati migliaia di individui dalle origini pi� disparate. Persino i re avevano piegato le loro ginocchia orgogliose tra le radici sporgenti e i ciuffi di erba che rigogliosi spuntavano dal terriccio.
Eppure, quel volto nodoso non era che una maschera, un simulacro eterno e incomprensibile. Altri occhi si celavano dietro i due punti ambrati scavati tra le crepe nel tronco, e ad altre orecchie giungevano le preghiere pronunciate nella solitudine dello spirito. Chi ci fosse all'origine di quel mistero, per�, l'uomo non avrebbe saputo dirlo.